La formazione del Milan sconfitta di misura dall'Olimpique Marsiglia nella finale di Coppa dei Campioni. Da sinistra in piedi: Rossi, Maldini (con autografo), Rijkaard, Tassotti, Albertini, Van Basten. Accosciati: Donadoni, Baresi, Lentini, Costacurta, Massaro (con autografo). Una stagione strana, potremmo definirla in agrodolce. E' l' ultima stagione che vede insieme il fantastico trio degli olandesi, contrassegnata da una prima parte di campionato stratosferica, con risultati anche eclatanti, da una vittoria nella Supercoppa e dalla presenza costante di un Van Basten purtroppo al canto del cigno. Il girone di ritorno, invece, ci trova col fiato corto, con un Van Basten in meno intento a farsi lapidare le fragili e preziose caviglie da medici che definire 'stregoni' è dire poco. Fatto è che l' arrivo sul filo di lana della penultima giornata di campionato è un inno alla gioia per la conquista del secondo scudetto consecutivo e per le prodezze di Gullit nel derby e di Massaro a Cagliari. Il cammino in Coppa dei Campioni, da quest' anno denominata Champions League, è strepitoso. Si arriva alla finale di Monaco col Marsiglia di Tapie e Goethals con uno score di 23 reti fatte contro una subita, a Eindhoven, 10 vittorie su 10 incontri. Nella finale di Monaco schieriamo anche un dolorante e immalinconito Van Basten, fresco reduce dall' ennesimo intervento alla caviglia e da un lungo periodo di riabilitazione. Gullit ha ormai deciso di trasferirsi alla Sampdoria per quella che lui stesso definise 'una scelta di vita' e non viene neanche schierato. Teniamo testa alle folate dei transalpini per quasi tutto il primo tempo, poi quasi allo scadere Boli con una spizzata di testa sugli sviluppi di un calcio d'angolo, ci castiga rimandandoci a casa come 'primi dei perdenti' da una definizione di Capello coniata in modo poco decoubertiano. La beffa e l'amaro in bocca rimangono per quel cammino vittorioso che ci ha portato alla finale e per la condizione fisica approssimativa di alcuni dei protagonisti.