Il Milan è una fede
Bierhoff, Ba, Albertini, Weah, Ganz e Boban festeggiano il sedicesimo scudetto. Dopo due deludenti stagioni il Milan si riaffaccia al campionato di calcio inserito tra gli outsider, dietro la Juventus, l'inter e la sorprendente Lazio dell'imprenditore Cragnotti. Alla guida della squadra è stato chiamato Zaccheroni che nei tre anni precedenti ha avuto dei risultati abbastanza buoni con l'Udinese. Si pensa quindi a un altro campionato di transizione. Zaccheroni si è portato con sè al Milan OLiver Bierhoff, un attaccante che conosce bene il campionato italiano e si adatta al gioco di Weah. Acquisti molto meno altisonanti sono quelli di Guglielminpietro e Ayala. C'è da dire che Berlusconi si dimostra subito poco convinto delle idee (e non solo quelle calcistiche) del nuovo allenatore, ma ragionevolmente si rende conto che intorno non c'è niente di meglio e lo lascia fare. Il girone d'andata vive di alti e bassi così come la prima parte del girone di ritorno. Io stavolta vivo le vicende del Milan con un po' di distanza; non sono più soddisfatto della mia posizione nella banca dove lavoro e comincio a guardarmi intorno. Mi convoca una banca d'affari e, dopo qualche colloquio chiarificatore, decido di fare il salto di categoria. E' con questo stato d'animo che vivo l'ultima parte della stagione del Milan che, dopo il pareggio in casa della Lazio, vince sette partite consecutive e, approfittando anche di qualche battuta d'arresto dei biancazzurri romani, si laurea campione d'Italia. L'ultima partita col Perugia è un susseguirsi di emozioni (date dal campo) e di risate (vedi quello che combina Galliani in tribuna), ma alla fine si ride e si gioisce per il sedicesimo scudetto in bacheca.