Il Milan è una fede
foto Milan-Steaua Bucarest 4-0 Finale Coppa Campioni. La formazione del Milan. Da sinistra in piedi: Maldini, Van Basten, Gullit, Ancelotti, Rijkaard, Giovanni Galli. Accosciati: Baresi, Donadoni, Costacurta, Colombo, Tassotti . Erano passati venti anni esatti dalla conquista dell'ultima Coppa dei Campioni e il Presidente Berlusconi ha finora mantenuto la promessa di portare il Milan ai vertici. L'ultimo ostacolo al suo programma sono i romeni dello Steaua. Per arrivare a tanto il Presidente ha dovuto piegarsi al volere di Sacchi che preferiva un elemento come Rijkaard, molto più pragmatico di un Borghi tutto fronzoli e merletti. A malincuore il Presidente dovette quindi privarsi del suo pupillo e acquistare il terzo olandese. I fatti daranno ragione all'allenatore romagnolo. Il cammino in Coppa Campioni comincia in maniera soft affrontando i modesti bulgari del Vitocha Sofia, ma il turno successivo si presenta irto di difficoltà : al Milan toccano i coriacei slavi della Stella Rossa di Belgrado. La partita di andata si gioca a Milano, andiamo sotto per il gol di Stojkovic ma poi rimedia Virdis e finisce 1-1. Il Milan non ha giocato una grande partita, non si sa se più per propri demeriti o per merito degli avversari. La partita di ritorno si gioca il 9 novembre al Maracanà di Belgrado. Gli slavi ci irretiscono con le loro provocazioni e nella ripresa passano addirittura in vantaggio con Savicevic. Per passare il turno al Milan servirebbe un miracolo. E il miracolo arriva sotto forma di una fitta coltre di nebbia che costringe l'arbitro a rinviare l'incontro. Il recupero si gioca il giorno successivo nel primo pomeriggio. Io sono andato a Velletri, dove risiedono i miei genitori, per stemperare l'attesa, poi mi metto alla televisione per vedere l'incontro. Il Milan rispetto al giorno prima ha recuperato Gullit, che sembra abbia provato a correre addirittura nei corridoi dell'albergo. Finalmente si vede un altro Milan e poco dopo la mezz'ora andiamo in vantaggio con Van Basten. Per la verità un gol il Milan l'aveva già segnato, ma l'arbitro non aveva visto (?) la palla che era entrata di almeno mezzo metro.Gli slavi giocano cattivo, ne fa le spese Donadoni che in uno scontro aereo si frattura una mascella facendo temere a compagni e a telespettatori anche il peggio. Nella ripresa pareggia la Stella Rossa e sull'1-1 si arriva ai supplementari. Io non posso più trattenermi a Velletri, prendo la macchina, accendo la radio e mi avvio. Le squadre sono stanche, anche per la fatica della sera prima e si arriva alla lotteria dei rigori. In macchina guido come un automa: davanti ho la strada ma negli occhi mi figuro quello che succede in quella porta del Maracanà . Baresi e Van Basten segnano i primi due rigori, ma anche gli slavi hanno la mira giusta e si va sul 3-3. Galli para il rigore di Savicevic, stringo i denti per la tensione; Evani, che tira il rigore successivo segna. Siamo in vantaggio. Tocca a Mrkela e Galli para anche quello; la mia tensione in macchina è alle stelle ma non voglio fermarmi per scaramanzia. Il successivo rigore lo deve tirare Rijkaard: è gol. Sfogo la tensione urlando e dando violenti colpi sul volante ; ce l'abbiamo fatta, il cammino in coppa può proseguire. Sullo slancio superiamo i tedeschi del Werder Brema, pareggiando fuori casa e vincendo a San Siro con un gol su rigore di Marco Van Basten e aspettiamo con ansia il sorteggio per il turno successivo; al Milan toccherà il Real Madrid. Avevo preso l'abitudine di incollare nel cassetto sotto la cassa dove lavoravo i titoloni più significativi deila Gazzetta dello Sport o del Corriere dello Sport. Già dopo il Werder Brema, i titoli facevano capire di quale pasta fosse fatto il Milan. Per la partita Real Madrid-Milan invitai a casa uno stagista di Novara, anche lui milanista, naturalmente. Soffrire per quella partita da solo non mi andava, Daniela era romanista e anti-berlusconiana e Giorgio mi arrivò in aiuto. Al gol di Van Basten ci abbracciammo come fossimo allo stadio. Ci demmo appuntamento per la partita di ritorno e lì 1...2...3...4...5 non finivamo più di esultare per quel gioco che ci portava direttamente in paradiso. Alla fine, senza voce ma con gli occhi pieni di quella splendida partita ci demmo appuntamento per la finale. Il 24 maggio, giorno della finale, arrivai al lavoro in macchina. Nel pomeriggio, prima di tornare a casa, per stemperare la tensione, feci un giro per alcuni quartieri: Garbatella, San Paolo, Monteverde Vecchio. Piovigginava e il tempo, malgrado tutto, sembrava non passare mai. Finalmente arrivò l'ora della partita che a causa di un'agitazione della RAI andava in onda senza commento da stadio. In quell'atmosfera surreale, con il solo respiro del Nou Camp in onda, vivemmo le fasi dell'incontro. Si vedeva che il Milan aveva un altro passo rispetto ai romeni, al primo gol di Gullit saltai in piedi come una molla, il secondo di Van Basten poi nuovamente il suggello di Gullit. A quel punto mi inginocchiai con le braccia al cielo gridando 'Così si gioca solo in Paradiso'.