Il Milan è una fede
Una formazione del Milan: da sinistra in piedi Mora, Maldini, Rivera, Noletti, Benitez, Lodetti. Accosciati: Ghezzi, Pelagalli, Fortunato, Trapattoni, Amarildo. La stagione 1964-65 si apre subito con una pagina-scandalo: Josè Altafini ha deciso di rimanere in Brasile e non rispondere alla convocazione per il ritiro del Milan. Un suo fantomatico zio lo ha convinto a salire sull'Aventino instaurando un braccio di ferro con la società 'non per soldi ma per danaro'. Appena lessi la notizia cominciai a pensare che l'attacco del Milan rimaneva monco, con il solo Amarildo a reggerne il peso. Invece, per buona parte della stagione i vari Fortunato e Ferrario fecero di tutto per non far rimpiangere il trasfuga centravanti tant'è che,il suo ritorno, coincise con la sconfitta casalinga con il Lanerossi Vicenza e il Milan, fino a quel momento imbattuto, cominciò a sentire sul collo il fiato pesante dell'Inter. Bene (si fa per dire...): era la seconda giornata del girone di ritorno. La classifica dettava: Milan punti 33 Inter punti 26. E' finita con Inter, campione d'Italia, punti 54 Milan punti 51. Dal ritorno di Altafini il Milan si è bevuto 10 punti consegnando di fatto lo scudetto agli odiati cugini. Si può dire che l'arbitraggio di Sbardella nel derby sia stato a dir poco a senso unico (pro Inter), ma ormai, era questo che pensavo, il mio Milan non ne aveva più. La domenica di Milan-Roma non c'era 'Tutto il calcio minuto per minuto': nelle ultime cinque giornate di campionato, infatti, la trasmissione era sospesa per non dare appigli di favore alle contendenti. Pallone in mano, aspettavo a Velletri che si facesse l'ora fatidica per sapere i risultati finali delle partite. Arrivò finalmente la voce di Enrico Ameri che cominciò a declamare i vari incontri; io aspettavo con trepidazione il risultato di Milan-Roma e quando sentii dire 0-2 non volevo credere alle mie orecchie. Ci sarà stato un errore, voleva dire '2-0' e invece era proprio 0-2, la sentenza che il Milan aveva perso il campionato. Maledissi Sbardella, l'Inter e alla fine delle mie declamazioni arrivai ad Altafini, per poi piombare nel mutismo di una sofferenza profonda.